La cronistoria del nostro rifugio.

Rifugio M.O. Leonida Magnolini al Pian della Palù m 1610 s.l.m.

 

ll Pian della Palù da sempre ha esercitato il suo fascino sugli amanti della montagna, soprattutto a partire dagli anni 20, sugli sciatori dello Sci Club Gino Rodari e sui soci della Sottosezione del C.A.I. di Lovere.

 

La necessità di trovare un punto d' appoggio più vicino alla neve ed anche l' aspirazione di ritrovare i soliti irrinunciabili amici, in uno spazio accogliente fatto su misura, ha fatto da tempo accarezzare l' idea di erigere un Rifugio. Ma dal dire al fare inevitabilmente si deve cozzare in tante difficoltà che paiono insormontabili ma non si lascia intentata nessuna possibilità.

 

Nel 1936 tra le altre iniziative vengono emesse delle obbligazioni quale forma diretta di finanziamento. Un documento d' archivio attesta che gia dal novembre del 1936 la Sottosezione è protesa a seguire le fila di una burocrazia statale lenta e vana per ottenere aiuti e finanziamenti che, qualora concessi, avrebbero comportato pesanti condizionamenti. In risposta ad una richiesta del C.A.I., la Milizia Forestale Nazionale, nel gennaio 1937, per concedere un contributo di L. 3000 in manodopera esige che il futuro Rifugio debba riservarle almeno 3 locali con ingresso indipendente. Per questo curiosità vale la pena di trascrivere per esteso la motivazione: « i locali da mettere a disposizione di questo Comando debbono essere separati dagli altri comuni all' uso del rifugio pel fatto che possono essere destinati, in caso di necessità, a locali di ricovero e momentaneo fermo di responsabili di reati da parte di militi forestali nella qualità di agenti di Polizia Giudiziaria... questi locali devono essere separati con doppia parete dal restante...».

 

Ma il pervicace entusiasmo porta anche a trovare la via giusta per ottenere quegli aiuti tangibili senza i quali nulla poteva intrprendersi. Si può anche contare su persone sensibili ai problemi del C.A.I. disposte ad appoggiare la bontà degli ideali che animavano le iniziative caldeggiate a vantaggio, dopo tutto, dell'intera collettività.

 

Rimane pur sempe, agli inizi, una visione del Rifugio come necessario punto di appoggio invernale tanto che in un articoletto giornalistico del 1937 si parla di donazione di L. 2000 della Banca Mutua Popolare per il Rifugio Sciistico del M. Pora, G. Rodari.

 

In effetti il 1937 è un anno denso di iniziative che fanno quasi ritenere imminente l' erezione del Rifugio. 

 

Il Comune di Costa Volpino, retto dal socio Bortolo Ffacchinetti infatti, su frazionamento del Geom. P. Coronini dona al C.A.I. 2500 mq di terreno al Piano della Palù motivando la delibera, datata anno 1936, nel seguente modo: ...«un Comune come il nostro può e deve andare incontro a simili iniziative che rientrano nel programma fascista di educazione morale e fisica della gioventù, di risanamento e potenziamento della razza, di bonifica montana e forestale...».

Documento riguardante la donazione del terreno

Due richieste del C.A.I. di Lovere vengono inoltrate ai Comuni di Costa Volpino e Songavazzo, la prima per poter cavare pietrame in località Valle della Baita (a metà strada tra il Rifugio e Casina d'Oro) e la seconda per prelevare sabbia dal M. Costone.

 

Ci si muove, quindi, anche se qualcuno è scettico e sta a vedere non convinto di quanto un articolo giornalistico trionfalmente afferma, cioè che il Rifugio sarebbe stato ultimato entro il 28 ottobre 1937, (anniversario della marcia su Roma).

 

Sono anni questi, e la documentazione lo attesta, in cui i rapporti del C.A.I. col Regime sono particolarmente stretti vincolanti anche per alcune motivazioni di fondo che vedono nella montagna un comune riferimento ideale perchè concepita, secondo l' etica del momento, come «scuola di ardimento e di Italianità».

 

Il Reggente del C.A.I. Dr. Paolo Rosa, per chiedere al Podestà di Lovere, Cav. Giovanni Plachesi aiuti finanziari si esprime, secondo la consueta retorica irrinunciabile e peraltro convinta, che «non servono parole per dimostrare la grande importanza dell' Alpinismo e dello sport dello sci, specie in questo momento in cui il Regime Fascista tende con tutti i mezzi al potenziamento della razza e della conoscenza del Territorio  della nostra Nazione, specie nelle zone di confine dove Nazioni vicine a noi che hanno associazioni alpinistiche e sciistiche più numerose ed attrezzate delle nostre di fronte alle quali necessita contrapporre pari organizzazione, attrezzature e maggior numero di aderenti...».

 

Sono gli anni in cui le relazioni delle attività annuali del C.A.I. vengono inviate al Segretario politico. da quella del dicembre 1937 apprendiamo che la Sottosezione conta 42 soci e che lo Sci Club ha messo ancora in funzione il «vecchio» Rifugio di Dossarole, la Capanna Rodari, ma il nuovo Rifugio di M. Alto è «ormai nella fase esecutiva» grazie agli appoggi e finanziamenti raccolti.

 

Val forse la pena ricordare qualcosa della Capanna Rodari, rasa poi al suolo da un incendio appiccato dai militi della Tagliamento del 1944 in una azione di rastrellamento nel quadro della lotta partigiana. Si tratta di una cascina, sullo stile di tante altre, affittata nel periodo invernale dalla Sign.ra PedrinolaAngelina, composta da una cucina e da una stalla deposito, a pianterreno e da due dormitori al primo piano con 18 brande.

 

La nostra dipendenza , come Sottosezione, dal C.A.I. di Bergamo la necessità dicondizionare e mediare ogni azione con la Sezione di appartenenza, l' ambizione di giungere ad una auspicata autonomia, raggiunta poi nel 1943con la costituzione della Sezione di Lovere, creano seri motivi di attrito di cui se ne ha informazione certa in uno scritto, datato 1938, del Presidente generale del C.A.I. S. E. Manaresi il quale ordina che «la Sezione di Bergamo inquadri disciplinatamente la Sottosezione di Lovere la quale agisce di proposito direttamente, malgrado e contro le disposizioni dello Statuto e dei ripetuti inviti della Presidenza Generale».

 

Dispone che sia sostituito il reggente con persona che risponda pienamente alle esigenze di disciplina ed inquadramento del C.A.I. Dall' autunno 1938 ai primi mesi del 1943 manca ogni documentazione che attesti una qualche continuità delle iniziative e degli entusiasmi legati al Rifugio.

 

Il turbine della guerra crea ben più pressanti problemi da risolvere a livello sia nazionale che dei singoli e con tutta probabilità tutte le attività legate alla montagna subiscono una battuta d' arresto.

 

Improvvisamente, il 17 marzo 1943 si costituisce formalmente il Comitato di erezione del Rifugio, intitolato a «Leonida Magnolini», composto da: Rosa Cav. Paolo, presidente del Comitato, Covini Ing. Cesare, Merzagora Dott. Antonio, Pellini Arch. Luigi, Magnolini Ing. Romolo, membri.

 

Questa è la volta buona e nell'arco di cinque anni, nell' agosto del 1948 al termine di una memorabile inaugurazione, il Comitato consegna al C.A.I. di Lovere il Rifugio L. Magnolini.

 

Cosa è avvenuto a rifermentare le dormienti ambizioni di chi vuole il Rifugio? Purtroppo un fatto doloroso, uno dei tanti episodi di eroismo che nobilitano i nostri militi impegnati nella tremenda bufera della guerra combattuta su fronti lontani e l' amore di un padre  che  nell' erezione  del Rifugio desidera eternare la memoria del figlio profondendo entusiasmo, passione e denaro.

Il Rifugio intitolato al nome della M.O. Leonida Magnoli

 

Leonida Magnolini

 Primo progetto del Rifugio. Arch. Luigi Pellini

Gian Antonio Magnolini, padre di Leonida,direttore dell' impresa Sebina di Navigazione con la cospicua donazione di L.50.000, ma soprattutto con una instancabile azione organizzativa, quale fulcro effettivo del Comitato di Erezione, coordina ed avvia l' attuazione dell' atteso Rifugio.

 

Anche se fino al 1946 non iniziano i lavori veri e propri di costruzione già nel 1943 ci si muove preparando il legname ed il pietrame necessario a piè d' opera.

 

Nel 1943 viene concesso in vendita dal Comune di Songavazzo 100 mc. di legname (in totale vengono tagliate 219 resinose) da reperire in Valmezzana, nel bosco di località calcagno.

 

Altre due concessioni, gratuite, di legname di 60 mc. cadauna rilasciate dai Comuni di Castione e Costa Volpino non  vengono poi rese esecutive e, almeno per il Comune di Costa Volpino, la motivazione della revoca è data dalle difficoltà economiche del periodo bellico e dal fatto di aver già contribuito all' iniziativa donando il terreno.

 

La documentazione si fa in questi anni di guerra discontinua tanto che è difficile poi sapere se alle lettere di richiesta o di concessione seguono effettive realizzazioni. Nel luglio 1943 il 2° Reggimento Artiglieria Alpina «Tridentina» (lo stesso  a cui apparteneva la M.O. Leonida Magnolini) distacca «uomini e quadupedi» al comando del Ten. Martinelli per tre giornate lavorative al Rifugio trasportando sabbia dalla valle di S. Antonio; vengono richiesti al Genio Civile di Bergamo e Brescia alcuni pali di ormeggio di larice estirpati dal lago; si prendono accordi (che non avranno seguito) per far arrivare da Branzi le ardesie per coprire il tetto del Rifugio.

 

Nell' estate del 1944 si provvede al taglio delle resinose l' incarico è conferito al Sig. Benaglio Giuseppe che deve curare oltre al taglio, l' esbosco, lo scortecciamento ed il trasporto presso la pozza prosciugata a 300 m dal Rifugio.

 

La dura situazione economica del Paese in guerra si ripercuote primariamente sulla alimentazione e non deve stupire se, oltre al compenso in denaro, agli operai ingaggiati nei lavori vengono corrisposti a testa per giorno 700 gr. di farina gialla, 300 gr. di pasta o 500 gr. di riso, grassi per un valore di L. 15, il tutto fornito sul luogo di lavoro.

 

Sembra che nel dicembre del 1944 i tronchi tagliati non siano stati allontanati da Valmezzana, il Comune di Songavazzo è costretto a sollecitarne l'allontanamento denunciando i danni ai pascoli.

 

Il 7 dicembre 1944 a seguito di una azione di rastrellamento dei militi della «Tagliamento», come ricordato in precedenza, viene data alle fiamme la Capanna Rodari, in conseguenza di ciò, nella primavera dell' anno successivo, il Reggente della Sottosezione, Senziani, inoltra all' Intendenza di Finanza la richiesta di risarcimento dei danni pari a L. 97.585.

 

Frattanto Casina d' Oro, concessa in uso dal Comune di Costa Volpino al C.A.I. per il periodo invernale, diviene per circa due anni la successiva base di appoggio per gli appassionati della compagnia del «RIS CONS».

 

Sistemata alla bell'è meglio può contenere fino a 40 soci purchè dotati di grande spirito di adattamento.

1946 Inizio dei lavori di costruzione

La documentazione d' archivio fino al 1946 è pressocché inesistente, in effetti l'attività del C.A.I. ed anche del Comitato è sicuramente rallentata o addirittura impedita dai difficili momenti che si stanno attraversando.

 

Ma nel 1946 si parte, anche se non ci sono tutti i soldi per coprire le spese. Su quale progetto? L' incarico della progettazione è affidata all' Arch. Pellini, membro del Comitato di Erezione. Il progetto iniziale è superbo, elegante nella linea e nella sua concezione generale ma deve ben presto essere ridimensionato per adeguarsi alla rustica necessità imposta dalla limitatezza dei finanziamenti.

 

Il progetto definitivo viene approvato dopo ben sei consecutive modifiche di variante.

 

Alle opere iniziali, iniziate alacremente partecipano maestranze e manodopera regolarmente assunta tra cui figurano le ditte Scandella di Fino al Monte con a capo il tecnico geom. Bruno Oprandi, la ditta Delvecchio Giuseppe di Rogno, Pezzoli Bortolo do Onore, muratori e manovali per le opere di scavo e muratura; per i trasporti di materiale (normalmente da Onore) sono incaricate le ditte Ferri Girolamo, Baiguini Cristoforo e  Bancale.

 

 

Tutti i serramenti sono realizzati da alcuni soci volonterosi presso l' officina dell' impresa Navigazione Sebina. A dirigere i lavori interviene il capomastro Sig. Bortolo Facchinetti. Uomo di fiducia di G. A. Magnolini che lavora e soggiorna al Rifugio è il Sig. Bianchi Luigi, ex Capitano degli alpini, sopannominato «Gubi' Imperiale» per aver lavorato alle dipendenze del Negus.

 

 L' intervento manuale dei soci in questa fase è probabilmente molto limitato e comunque non documentabile, mentre più consistenti sono gli aiuti finanziari del C.A.I. che provengono dal versamento delle quote di pernottamento nel provvisorio rifugio invernale di Casina d'Oro.

 

Nel frattempo però si predispongono diverse iniziative tutte finalizzate ad ottenere fondi da destinare al Comitato di Erezione mentre non vengono meno provvidenziali fonti di finanziamento come le Banche locali, la Soc. Ilva e la Soc. Dalmine grazie al suo Direttore A. Merzagora, membro del Comitato.

 

Lo scrittore giornalista Italo Procopio scrive, proprio per favorire la raccolta di fondi, due volumetti, l'Idolatria e la Rampogna Civile, destinati alla vendita. Si organizza anche nell' agosto 1946, una pesca e una lotteria.

 

Dello stesso anno è una relazione del Comitato per l' erezione del Rifugio da cui vediamo che i componenti sono aumentati di numero rispetto al Comitato iniziatore del 1943, da 5 a 14. Alla testa Francesco Zitti, Presidente e rappresentante della Sezione Combattenti, che ha sostituito il compianto Dr. Paolo Rosa.

 

Segretario del Comitato Promotore è Magnolini G. A. rappresentante le famiglie dei Caduti e membri sono:

 

Corazzina Dr. Tullio: Sez. Mutilati.

 

Covini Ing. Cesare: Soc. Ilva.

 

Gallini Ing. Pietro: Soc. Gessi.

 

Martini - Giussani: Famiglie dei Caduti.

 

Merzagora Dr. Antonio  Soc. Dalmine

 

Milesi Daniele: Cementifera Sebina

 

Senziani G. Maria: Presidente C.A.I.

 

Tigini Gerardo: Sez. Reduci.

 

Ventura Gregorini Dr. Felice: Sez. cacciatori.

 

Pellini Arch. Luigi: Progettista e Direttore dei lavori.

 

Facchinetti Bortolo e Pellini Alessandro: Assistenti tecnici.

 

 

La relazione fornisce alcune chiare indicazioni sui tempi tecnici di realizzazione e soprattutto sugli importi. Apprendiamo infatti che nel giugno del 1946 i fondi raccolti ammontano a L. 290 mila  e che il preventivo per la costruzione del Rifugio, al rustico, fino al tetto è di L. 750.000.

 

 

Viene fatto notare come ingente sia l' incidenza nei costi della manodopera e del trasporto dei materiali. nella stessa relazione il Comitato Promotore ringrazia per le munifiche elargizioni, G. A. Magnolini, le Soc. Ilva, Dalmine, Gessi del lago d' Iseo, Italcementi e Cementerie del Sebino, il Comando di Bergamo della Divisione Legnano ed i Comuni di Costa Volpino, Songavazzo e Castione per gli aiuti e le agevolazioni concesse o promesse.

 

Ufficialmente viene poi fatto riferimento all' intervento ditretto ed operante della Sezione tramite un suo Comitato esecutivo composto da «alcuni giovani di buona volontà che daranno il loro attivo contributo nel corso dei lavori» tale Comitato è presieduto dal Sig. Senziani G. Maria Presidente della Sezione.

 

Nell' estate del 1946 quindi la erezione del Rifugio entra realmente nella fase esecutiva. E' certamente un atto di coraggio perchè in momenti economici cosi difficili si affronta con fiducia e speranza nella generosità di enti e cittadini un' opera che per il momento è stimata che costasse più del doppio di quanto si ha a disposizione. SI spendono fiumi di parole, in parte facendo leva sull' amor patrio ed il sacro ricordo dei Caduti e in parte sul godimento turistico di una struttura che diventa patrimonio della Comunità.

 

 Anche l' Accademia Tadini favorisce le iniziative del Comitato Promotore offrendo la Sala dei Concerti per conferenze ed illustrazione dei programmi. nel giugno 1947 viene tenuto un concerto pro Rifugio. Le quote di ingresso vengono devolute al Comitato e tra gli interventi viene sorteggiato un quadro del concittadino pittore G. Grimani.

 

Atti di vandalismo si manifestano molto presto al Rifugio, già in fase di esecuzione, probabilmente ad opera dei malghesi vicini, il C.A.I. sporge denuncia al Corpo Forestale ed ai Carabinieri su informazione di Giuseppe Rovetta che domenica 29 agosto 1947 si reca ad eseguire alcuni rilievi al Rifugio scoprendo lo sfondamento di una finestra ed il furto di materiali ed arredi, in parte poi titrovati nella Valle di Ramello.

 

Viene fatto notare come ingente sia l' incidenza nei costi della manodopera e del trasporto dei materiali. nella stessa relazione il Comitato Promotore ringrazia per le munifiche elargizioni, G. A. Magnolini, le Soc. Ilva, Dalmine, Gessi del lago d' Iseo, Italcementi e Cementerie del Sebi

 

Il 1948 è l' anno decisivo, quello della inaugurazione che avverrà a fine agosto. La documentazione attesta questa volta un febbrile lavoro da parte di molti soci del C.A.I. che si prodigano con autentica ed instancabile abnegazione.

 

Ce ne fa fede il concitato carteggio per la richiesta di materiali, oggetti ed attrezzi che il più delle volte vengono portati al Rifugio da soci volonterosi dopo la giornata di lavoro.



 

Si studiano sempre nuove iniziative per raccogliere fondi tra cui quella di organizzare una mostra del pittore Domenico Oprandi su chiatta destinata a toccare anche i paesi di Iseo e Sarnico; una gara di tiro al volo, una conferenza culturale all' Accademia Tadini «il 1948 in terra Bergamasca» tenuta da Alberto Agazzi seguita da filmati a sfondo alpinistico.

 

Mentre i lavori conclusivi fervono febbrili si diramano gia inviti a numerose autorità religiose, civili e militari per dare la giusta ufficialità alla sospirata inaugurazione che corona anni di sforzi.

 

Con notevole anticipo il Vescovo di Brescia Giacinto Tredici scusa la sua impossibilità a partecipare inviando una bella lettera «con l' augurio che il Rifugio ed il ricordo del Caduto servano ad innalzare gli animi alle altezze dello Spirito ed alla concordia degli uomini in un grande ideale di pace.

 

Dal Comando di Divisione della Fanteria «Legnano» vengono designati due Generali, Gen. di Divisione Norcen Antonio e Gen. di Brigata Baudino Carlo, per partecipare alla cerimonia di inaugurazione.

 

Al Rifugio intanto l' impegno di lavoro va dall' alba al tramonto perchè i tempi stringono, la direzione della stabilimento Ilva concede permessi ai dipendenti che lavorano al Rifugio.

 

Sulla fitta corrispondenza di biglietti scritti frettolosamente per chiedere i materiali necessari ai responsabili dell' organizzazione dei lavori a Lovere c' è anche uno spazio per battute umoristiche e ironiche. E' positivo pensare che in quei momenti in cui non si deve perdere tempo si può e si deve comunque sorridere. Su una di queste note, tra le altre richieste e temendo che il maltempo ostacoli i lavori, si dice di«telefonare al Padre Eterno che mandi il sole per quindici giorni consecutivi».

 

29 agosto 1948: L' INAUGURAZIONE    

 

Molti soci attendono il giorno dell' inaugurazione pernottando al Rifugio unendosi agli esausti consoci che fino a qualche istante prima hanno lavorato senza tregua, il Rifugio è pieno all' inverosimile.

 

Nella notte si scatena un temporale da finimondo con lampi e tuoni da far spavento ma nel Rifugio nuovo e odorante di vernice queste ore trascorrono in allegria e la stanchezza di molti si scioglie in un' atmosfera intensa di fraternità. Poi nella notte il cielo si pulisce e brillano le stelle. All' alba i primi raggi del sole solcano un' aria tersa e frizzante. Già di buon mattino giungono al Rifugio soci, amici, simpatizzanti ed Autorità.

 

 

Madrina della manifestazione è la Sig.ra Esmeralda Cerutti, vedova dell' Eroe caduto.Alle 10,30 si tiene l' adunata delle Autorità e dei partecipanti sul piazzale antistante il Rifugio per assistere all' alzabandiera.

 

Alle 11 la S. Messa viene celebrata da P. Maurilio Turla frate dell' Annunziata.

 

Più tardi, dopo l' Orazione Commemorativa dei Caduti tenuta dal Presidente della Federazione Bergamasca dell' Associazione Combattenti, pranzo al sacco: decine di allegri gruppi famigliari e capannelli di amici si spargono sui prati circostanti il Rifugio.

 

Nel pomeriggio il Comitato di Erezione sottoscrive ufficialmente l'atto di donazione del Rifugio al C.A.I. di Lovere.

 

A sera non tutti scendono a valle. Quelli che rimangono continuano a vivere in quella atmosfera euforica e serena e non mancano tiri simpaticamente birboni come quello dell' attesa di tagliare tra pochi affiatati costruttori del C.A.I., un sontuoso panettone di 5 Kg., invitante nella forma e nel colore ma non nella sostanza perchè si scopre sul più bello essere  di cartapesta.

 

GLI ANNI CHE SEGUONO

 

Primo gestore è il Sig. Morandi di Barzesto. Allegre compagnie affollavano il Rifugio saprattutto in particolari ricorrenze e festività del calendario. Già il primo capodanno è memorabile, animato anche da un intraprendente Erminio Peloni che, organizza una simpaticissima festa danzante.

 

Nel 1950 in un impegno di miglioramento continuo dei servizi e delle consistenze il Rifugio viene dotato dell' impianto di illuminazione a gas. Nel 1952 Giusreppe Rovetta ha l' incarico di studiare il modo di trasferire la cucina dal primo piano al seminterrato, ma solo nel 1962 si giunge all'attuazione del progetto; intanto si sistemano nuove brande a castello anche nel sottotetto. Per alcuni anni, fino al 1958 quando vengono realizzati i ripiani portazaini della sala ristoro, non si hanno notizie di opere ma con tutta probabilità continuano gli interventi di ordinaria manutenzione.

 

A meno di un decennio dall' inaugurazione il nostro Rifugio per le continue opere che già richiede ai soci volonterosi e per i costi che nella migliore delle ipotesi pareggiano il ricavo dell' affidamento in gestione costituisce, come compare testualmente in un verbale del gennaio 1957, la «croce della nostra Sezione...».

 

Egualmente nel corso degli anni, fino ad oggi, non è mai venuta meno la passione e la tenace convinzione che il nostro Rifugio è un patrimonio ricevuto in «eredità» da conservare nel migliore dei modi, usare con dignità e consegnare alle nuove generazioni.

 

L' afflusso sempre più numeroso di escursionisti pone ben presto il problema di risolvere la carente capienza del Rifugio col suo ampliamento.

 

Se ne comincia a parlare e si abbozzano i progetti nel 1963.

 

Più volte Ezio Ivecchi ha redatto progetti e disegni da proporre al Consiglio; viene pure realizzato, da parte dei fratelli Zambetti, per visualizzare meglio la cosa, il plastico del nuovo Rifugio ampliato.

 

Già nel 1964 si rende necessaria la sostituzione del manto di copertura del tetto, ma anche quest' opera pur importante e forse anche urgente viene realizzata quattro anni più tardi.

 

Nel 1965 il C.A.I. di Lovere si muove per sistemare la mulattiera che da Fontana Fredda conduce al Ramello. Nel 1965 infatti Giovanni Marini con Erminio Peloni, Baiguini Amadio ed Albertinelli Rino giungono al Rifugio con una campagnola inaugurando l' inizio dei trasporti motorizzati al Pian della Palù.

E' questo un evento utile per risolvere con più celerità ed economia, i problemi di approvvigionamento del Rifugio ma segna anche l' inizio di una infausta serie di scorribande motorizzate.

 

 

A metà degli anni 60 già si parla della strada che partendo da Bratto doveva condurre a Vareno, Malga Alta di Pora e poi ai Valzelli. Probabilmente se ne vedono subito i vantaggi turistici di affluenza al Rifugio e di una più comoda accessibilità per mezzi e materiali ma si intuisce anche , e non a torto, che il Rifugio avrebbe sofferto in modo irreparabile della perdita del suo isolamento.

 

Alla fine degli anni 60 al Rifugio è installato il telefono, una delle tante realizzazioni, promosse da un infaticabile Presidente Dr. Sandro Gambera che ha sempre avuto particolare sensibilità per i problemi del Rifugio.

 

 

I giorni nostri

 

Trascorrono lunghi anni in cui il Rifugio è sempre la gradita meta dei Soci soprattutto in particolari ricorrenze e nelle gare sociali di sci: è il tutto esaurito con doppi e tripli turni per mangiare e per dormire, se di dormire si può parlare per una sistemazione spesso consistente in un angolino sul duro tavolato.

 

In sede i responsabili del Rifugio si confrontano sempre con i soliti e immutabili problemi della scarsa funzionalità, delle carenze di spazio, dei lavori necessari ed indifferibili.

 

I problemi sono analizzati con realismo da tutti i punti di vista ma alla fine si giunge al nodo insolubile: ed i soldi? Il Rifugio no costituisce mai una fonte di reddito per la Sezione e puntualmente quel poco che si realizza si disperde nelle crescenti spese di manutenzione per tener a mala pena in efficienza l' esistente.

 

Nel 1977 si intraprendono con notevole entusiasmo alcuni dei lavori che hanno in effetti «ringiovanito» l' aspetto del Rifugio: tinteggiatura esterna ed interna, verniciatura di infissi ed arredi, nuova rete fognaria e relativa fossa biologica, sistemazione dei servizi su entrambi i piani, dotazione di nuove coperte e materassi. Ma i problemi legati alla ricettività rimangono del tutto irrisolti: l' ampliamento si presenta, ancora una volta, come l' unica soluzione. Da anni si erano tentate diverse strade per accedere a finanziamenti pubblici ma senza esito. Nel 1978 tramite la Comunità Montana Alto Sebino con l' interessamento del suo Presidente Prof. Bettoli Michele e del Consigliere Regionale Dr. Ruffini Giovanni si accede ad un sospirato finanziamento che si rende disponibile solo agli inizi dell' anno successivo consentendo alla Sezione di iniziare i lavori di ampliamento affidati in appalto all' impresa BFM di Clusone.

Al rifugio esistente si aggiunge un nuovo corpo di fabbrica che viene ricoperto, con il prolungamento verso il M. Pora, della falda del tetto.

 

Fotografie riguardanti l' ampliamento del Rifugio

Si festeggia l' ampliamento del Rifugio ed il gemellaggio con il C.A.I. di Clusone

 

 Si ricavano due sale, a pian terreno ed al primo piano, e due camere nel sottotetto illuminate da due abbaini.

 

 La cucina per comodità di servizio, viene riportata al primo piano.

 

Con l' erogazione di un secondo finanziamento, constatando che la cucina pur snellendo il servizio sottrae eccessivo spazio al salone e che necessita la realizzazione di una nuova cisterna, si crea un nuovo corpo di fabbrica da collegarsi armonicamente al precedente ricavando nel contempo oltre alla cisterna ed alla  cucina un' altra cameretta.

 
Trascorrono parecchi anni, nel 1990 si presenta, causa infiltrazioni d' acqua, il problema del rifacimento della copertura del tetto.

 

Nel 1991 con un contributo «della Comunità Montana Alto Sebino» si iniziano i lavori, si opta per una copertura in alluminio anodizzato che assicura maggiori garanzie.

 

 Il 1994 è un anno di intenso lavoro, con il contributo dei soliti volontari, viene messo a norma di legge tutto l' impianto elettrico, si installano i pannelli fotovoltaici e nel medesimo tempo si posa l' acciottolato attorno al Rifugio. E' una spesa di notevole entità che viene alleggerita grazie ad un contributo della Comunità Montana Alto Sebino.

 

 
Negli anni successivi si parla di un impegno per dotare il Rifugio di energia elettrica.

 

 Nel 2002 questo impegno viene portato a termine grazie alla disponibilità di alcuni soci volontari, ma soprattutto all' impegno dell' allora Presidente Giorgio Bolandrina.

 
E' un lavoro molto impegnativo: vengono costruite due cabine elettriche, viene eseguito uno scavo che da poco sopra i Valzelli giunge sino al Rifugio. Tutto questo viene eseguito rispettando l' ambiente, infatti, dopo avere posato i cavi, tutto viene livellato e inerbito.

 

 

 

Negli anni a seguire vi è sempre l' impegno teso a migliorare il nostro Rifugio.

 

 2005, si posa la nuova recinzione

 

 2006,si costruisce il porticato con la relativa pavimentazione.

 

 2007, si procede alla pavimentazione, esterna, sia dell' entrata che della cucina.

 

 

I lavori eseguiti concretano l' aspetto attuale del nostro Rifugio.

 

Quest' anno cade il sessantesimo anniversario dall' inaugurazione, la Sezione ne celebrerà la ricorrenza con iniziative degne di questa.

 

La Sezione guarda con fiducia al futuro del nostro Rifugio e soprattutto alla paziente e buona volontà di coloro che ci subentreranno nella conduzione del nostro C.A.I.

 

Rifugio M.O. Magnolini anno 2008

 

Un sentito ringraziamento al nostro Socio ed amico Dr.Aldo Avogadri che mi ha dato modo di attingere le notizie dal suo libro «50 anni del C.A.I.»

 

Lovere 11- 05 -2008 Virginio Pegurri Ginetto 

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Galleria fotografica del Rifugio 1946-2010

 

Fotografie:

Archivio C.A.I. - Bonomelli Gianluigi - Pegurri Virginio Ginetto - Rotigni Costantino

Lovere 15-05-2008 Pegurri Virginio Ginetto


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Ricorrenza: domenica 7 settembre 2008

Nella ricorrenza del sessantesimo anniversario della sua inaugurazione si è svolta, presso il "Rifugio M.O. Leonida Magnolini" la festa annuale organizzata dal C.A.I. Sezione di Lovere.

Hanno partecipato il Gruppo Alpini di Lovere, con le rappresentanze di Costa Volpino e di Bossico.

La banda di Costa Volpino ha accompagnato la breve sfilata e poi i momenti salienti dell' alzabandiera e della benedizione della corona posta in onore dell' Alpino Leonida Magnolini, medaglia d'oro al Valore Militare, e dei soldati caduti di Lovere e Costa Volpino.

La S. Messa celebrata da don. Martino Campagnoni è stata particolarmente intensa nel ricordo di tanti giovani caduti e nel richiamo a noi tutti perchè nessuno dimentichi su quale sacrificio è nata la democrazia e la libertà.

Nonostante il tempo freddo e piovoso, i soci presenti erano numerosi.

Lovere 9 settembre 2008 Sabina Schiavi

Le fotografie della cerimonia

Sabato sera il tempo minaccia pioggia Foto Ginetto

 

 

Da sinistra: il Presidente del C.A.I. di Lovere Gianluigi Bonomelli, il Capogruppo degli Alpini di Lovere Ettore Ghidini e l' Assessore del comune di Costa Volpino Luigi Bettoli.

 Lovere 9 settembre 2008 Virginio Pegurri Ginetto

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Dopo tanti anni, una copiosa nevicata. Tredici gennaio 2009. Foto Ginetto.

Fotografie scattate il 18 febbraio 2009. Foto Ginetto

Vita alpestre al rifugio Luglio 2009 foto Ginetto

I nuovi inquilini giugno 2009 foto Rinaldi G.

 Giugno 2009 foto Rinaldi G.

 Agosto 2009 foto Ginetto

 Giugno 2009 foto Rinaldi G

 Giugno 2009 foto Rinaldi G.

 Nei pressi del rifugio, giugno 2007 foto Bonomelli G.

 Nei pressi del rifugio, agosto 2009 foto Ginetto

 Nei pressi del rifugio, agosto 2009 foto Ginetto

 Nuova vita, foto Ginetto

 Salendo verso il rifugio, settembre 2009 foto Ginetto

 5 Settembre 2009 la notte prima della festa, foto Ginetto

 6 Settembre 2009 la luce al primo mattino, foto Ginetto

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 RICORRENZA DOMENICA 6 SETTEMBRE 2009

 Domenica 6 settembre, si è svolta l'annuale festa al Rifugio del C.A.I. di Lovere dedicato al Sottotenente dell' Artiglieria Alpina Leonida Magnolini caduto valorosamente a Nikitowa nella durissima Campagna invernale in Russia il 26 gennaio 1943.

Il Rifugio fu fortemente voluto dal padre Gian Antonio che collaborò con il C.A.I. loverese con instancabile azione organizzativa e con un cospicua somma in denaro. Fu inaugurato il 29 agosto 1948 ed è intitolato alla M.O. Leonida Magnolini ed ai Caduti di Lovere e di Costa Volpino.

Non è solo una festa ritrovarsi lassù ogni anno la prima domenica di settembre, ma anche il momento per onorare il sacrificio dei nostri giovani che dalla guerra non fecero più ritorno.

Ecco allora la significato dell' Alza bandiera a cura del Gruppo Alpini e dei Soci del Club Alpino, della Santa Messa celebrata da don. Claudio Laffranchini, Curato a Lovere, e la preseza della Guardia di Finanza, dei Carabinieri e delle Guardie Forestali.

Numerosi i Soci C.A.I. e tanti amici e simpatizzanti hanno partecipato alla cerimonia.

Per l' A.N.A. erano presenti il Capogruppo di Zona Angelo Perdonà, il Capogruppo di Lovere Ettore Ghidini e gli Alfieri di Lovere, Costa Volpino e Rogno.

Dopo il pranzo nel Rifugio il Presidente Gianluigi Bonomelli ha premiato 13 Soci venticinquennali e Luciano Zambetti e Guido Tommei, da 50 anni iscritti al C.A.I.

All' aperto, molti hanno potuto gustare gli "strinù" cucinati dai nostri volontari, con il vino offerto dalla Sezione. Don Claudio intanto organizzava i giochi per i ragazzi presenti.

La festa al Rifugio Magnolini è un momento importante nella vita della Sezione e vuole essere un richiamo per soci ed amici, famiglie, gruppi  giovanili e seniors a frequentare con amore questo luogo che custodisce la memoria nostagica o gioiosa di tanti avvenimenti della sua storia. Ed è sempre bello ritrovarci lassù.

.Sabina Schiavi

Alcune fotografie della festa

 Il sabato pomeriggio prima della festa. Foto Ginetto

Il sabato sera. Foto Ginetto

Il sabato notte. Foto Ginetto

La Santa Messa. Foto Rotigni

Le Autorità. Foto Rotigni

La Consegna del distintivo. Foto Avagadri

Il Dott. Sandro Gambera con l' alpina. Foto

Il Dott. Gambera con la moglie del Presidente. Foto

Buon viso a cattiva sorte,la Dottoressa Maria Sorlini è rimasta senza gli "strinù" Foto

Panoramica dal rifugio. Foto Gianluigi Bonomelli

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Ciaspolata al chiaro di luna al Rifugio Magnolini e al M.Alto

Sabato 27-02-2010 si è svolta, a seguito di una proposta portata avanti da Luisa Bianchi, una ciaspolata al chiaro di luna al  Rifugio Magnolini e al M.Alto.

Appuntamento alle 18,30 presso la sede della nostra Sezione.Con mezzi propri fino alla Malga Alta di Pora poi chi con le racchette da neve, chi con gli sci e chi a piedi ha raggiunto il Rifugio Magnolini e il M.Alto.

I Gestori ci hanno accolti preparando una succulenta cena a base di carne alla brace.

Nonostante il tempo non ci abbia permesso di vedere la luna, la serata conviviale si è conclusa positivamente e ci si è dati appuntamento al prossimo anno.

Pegurri Virginio Ginetto

Alcune foto della serata

Non c' è la luna ma nevica.Foto Conti Giuseppe

foto Conti Giuseppe

foto Conti Giuseppe

foto Conti Giuseppe

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FESTA AL RIFUGIO SETTEMBRE 2010

Il C.A.I. di Lovere ha organizzato domenica 5 settembre la tradizionale festa al Rifugio M.O. Leonida Magnolini. Durante la cerimonia è stato ricordato la figura eroica di Leonida Magnolini e il nostro Socio Emilio Franchini che fortemente ha voluto e finanziato la costruzione del porticato, antistante il rifugio, che offre un adeguato riparo a tutti gli escursionisti. Nonostante il tempo non proprio clemente, erano presenti il Sindaco di Lovere Dott. Giovanni Guizzetti, i Comandanti delle locali stazioni dei Carabinieri e del Corpo Forestale dello Stato, la Comunità Montana dei laghi bergamaschi, i parenti del Socio Franchini, e le rappresentanze dei gruppi Alpini di Lovere e Costa Volpino. Dopo l' alzabandiera e la messa Celebrata da Don Claudio Laffranchini, il Presidente della Sezione Gianluigi Bonomelli ha inaugurato una targa  a ricordo del generoso gesto di Emilio Franchini.

Alcune foto della cerimonia e della festa

Fotografie Grassi Ubaldo

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Nel mese di ottobre 2010 sono state acquistate per il rifugio Magnolini due stufe a pellet.

Una è stata installata nella sala da pranzo, l' altra verrà posizionata nella zona notte al primo piano dopo aver apportate le opportune modifiche per isolare la zona stessa dall' ambiente esterno.

I fruitori del rifugio, dopo queste migliorie, potranno cosi godere di un ambiente più confortevole e riscaldato.

Una delle due stufe. Foto Bonomelli

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Ciaspolata al chiaro di luna, venerdi 18-02-2011

Si è svolta venerdi 18 febbraio u.s. la seconda " Ciaspolata al chiaro di luna " al Monte Alto, organizzata dalla nostra Sezione.

 

L' appuntamento era alle 19 in località Valzelli e la meta era il Rifugio " M.O. Leonida Magnolini ". I partecipanti si sono incamminati verso il Monte Alto, chi con le ciaspole e chi con gli sci ai piedi.

 

Il cielo sereno e la luna piena hanno contribuito a rendere mangica e ancor più splendida la notte, notte da favola! Osservando questa meraviglia abbiamo gioito e fatto il pieno di felicità.

 

Al ritorno era doverosa la tappa al Rifugio, dove i gestori avevano preparato una succulenta cena.

 

Un particolare plauso e un doveroso grazie alla nostra " rossa " , la Luisa Bianchi, che ha organizzato per il secondo anno in modo ineccepibile ed encomiabile questa manifestazione che tutti noi ci auguriamo diventi una tradizione del nostro Sodalizio.

Virginio Pegurri Ginetto

Foto Bonomelli

Foto Ginetto

Valle Seriana Foto Ginetto

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